Federico Motta Editore: la biblioteca tra passato e presente e la collezione di Umberto Eco

Federico Motta Editore

Le biblioteche sono dei patrimoni culturali enormi. Grandi e piccole, pubbliche e private: sono dei veri e propri tesori di conoscenza, il cui valore è riconosciuto fin dall’antichità. La Casa Editrice Federico Motta Editore ha analizzato questo tema in un lungo articolo sull’importanza che hanno questi luoghi di cultura e sulla loro evoluzione nel tempo.

La prima biblioteca risale addirittura all’epoca dei Babilonesi. Sono state di fatto rinvenute delle collezioni di tavolette risalenti al III e al II millennio a.C. Sicuramente più conosciute sono però le biblioteche della Grecia antica. Un esempio è quella fondata ad Atene nel VI secolo a.C. dal tiranno Pisistrato, anche se la più celebre resta la Biblioteca di Alessandria d’Egitto, che sfortunatamente è andata distrutta. Si pensa che nel momento del suo massimo splendore ospitasse circa 500mila volumi. Nell’antica Roma esistevano invece biblioteche pubbliche come quella dell’Aventino, ma quelle di maggior prestigio appartenevano a privati: le più famose erano di proprietà di Attico e Lucullo.

Superato il periodo difficile coincidente con la crisi dell’Impero romano, e più precisamente durante il Medioevo latino, si iniziarono a diffondere le biblioteche all’interno dei monasteri. Qui venivano considerate come posti in cui conservare il sapere del passato. Per le prime biblioteche laiche si dovrà aspettare il Rinascimento, epoca in cui i libri venivano legati agli scaffali con una catena, in modo da impedirne il furto. Con la nascita della biblioteconomia nel XX secolo c’è stata poi una trasformazione radicale ed oggi esistono anche le biblioteche digitali. Tra i pionieri in questo percorso verso il multimediale figura senz’altro Federico Motta Editore.

Oltre ad avere un valore storico e culturale immenso, le biblioteche sono dotate di un fascino irresistibile. C’è persino chi ha posto una biblioteca al centro del suo romanzo. Il grande Umberto Eco, che tra l’altro ha collaborato con Federico Motta Editore nella realizzazione di diverse opere di prestigio, l’ha scelta infatti come ambientazione per la serie di delitti che si compiono in Il nome della rosa. Lo scrittore possedeva, d’altronde, una delle biblioteche private più grandi e prestigiose d’Italia: al suo interno erano conservati circa 30mila volumi moderni e oltre 1.200 libri antichi e rari.

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