“Sport di tutti – Carceri” è un’iniziativa promossa dal Ministero per lo Sport e i Giovani, realizzata in collaborazione con la società Sport e Salute, attualmente guidata da Vito Cozzoli. Il progetto punta a promuovere lo sport come strumento e opportunità di rieducazione per i detenuti, rafforzando al contempo il principio del diritto allo sport per tutti.
All’interno degli Istituti penitenziari, lo sport svolge un ruolo particolarmente significativo. Da un lato aiuta a promuovere la valorizzazione della corporeità e a scaricare le tensioni indotte dalla detenzione, dall’altro favorisce forme di aggregazione sociale e modelli relazionali positivi utili per un futuro percorso di reinserimento. La pratica sportiva diventa dunque uno strumento in grado di promuovere un percorso di sostegno e recupero per i soggetti fragili inseriti in contesti difficili, quali appunto le carceri, che li rendono maggiormente esposti al rischio di devianza ed emarginazione.
“Gli anni da scontare in carcere angosciano, ma sono i pomeriggi che non passano mai a dare un contributo negativo alla vita. Tutti i detenuti hanno diritto alla riabilitazione e all’interno di questo diritto c’è anche il diritto allo sport“, ha sottolineato il Presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli alla presentazione del progetto, tenutasi alla casa circondariale di Rebibbia.
Tra gli altri obiettivi dell’iniziativa c’è quello di fornire competenze relative all’ambito sportivo, educativo e socio-psico-pedagogico al personale dell’amministrazione penitenziaria, ai detenuti e agli operatori sportivi. “Questa progettualità si propone di far fare attività fisico-sportiva e fornire una formazione tecnica ai detenuti, oltre a dare una formazione specifica sullo sport di base in carcere anche agli operatori, e mira al loro reinserimento nel mondo lavorativo – ha spiegato Vito Cozzoli – I progetti all’interno delle carceri possono contribuire al bene comune”.
In Italia, su 189 istituti penitenziari, 172 hanno un progetto legato all’attività sportiva, con il coinvolgimento di 25mila detenuti. Due squadre di rugby interamente formate da detenuti hanno persino partecipato al campionato di Serie C. “Ma possiamo fare di più, le politiche pubbliche non si possono fermare davanti ai cancelli blindati”, ha concluso il Presidente di Sport e Salute.
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