“Una popolazione che invecchia rispetto a una minoranza di giovani”: in un recente editoriale pubblicato su “La Discussione”, Giampiero Catone invita a prendere coscienza di un fatto ormai incontrovertibile, proponendo di “riorganizzare la società” per garantire agli anziani tutta l’assistenza e i servizi per loro necessari.
Sono tanti gli ostacoli che gli over 65 devono affrontare nella loro quotidianità: dai problemi di salute che insorgono con l’età che avanza a un sempre più complicato adattamento all’era digitale. Se da un lato la digitalizzazione semplifica per i più i servizi, dall’altro crea infatti un meccanismo infernale per tutti coloro che non sono nati con il telefonino in tasca e che adesso sono costretti a fare i conti con pin, password e link per accedere anche ai servizi di base. E questo mentre sono spesso lasciati nella totale solitudine. Ecco perché Giampiero Catone invita a riflettere sulla necessità di creare “una nuova cultura della Terza età”, rafforzando il modello di servizi sanitari e assistenziali.
“Le società civili non si basano solo su progetti economici, di sviluppo e di Pil, ma su come ci si prenda cura di chi è fragile”, scrive nel suo articolo, evidenziando che “oggi abbiamo persone in piena attività a 70, mentre a 80 anni si ha ancora una vita intensa di relazioni sociali, mentre il traguardo dei 90 anni è sempre più superato”. Si tratta, sottolinea, di “un dato enorme mai accaduto prima ma che ci impone anche una svolta”.
Rievocando la metafora usata da Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, Giampiero Catone sottolinea come la vecchiaia possa essere considerata una risorsa: “La società è come un edificio di quattro piani, bambini, giovani, adulti e anziani sono interdipendenti, bisogna creare scale e ascensori che mettano in relazione queste fasce di popolazione e osservare che la società esiste per difendere i bambini e gli anziani, che entrambi hanno bisogno di aiuto”.
È necessario dunque che istituzioni, Governo e Presidente del Consiglio dialoghino e si coordino per mettere a punto un progetto in grado di trasformare la Terza età, allontanandola dall’abisso della solitudine. La proposta di Giampiero Catone è quella di prendere ad esempio il Piano per l’infanzia che venne adottato negli anni ’50-’60 a seguito del boom demografico, e realizzare un Piano per la Terza età che porti ad una “rivoluzione normativa e culturale che non associ la vecchiaia solo ad una stagione di declino”.
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