La Commissione europea sostiene gli Stati membri attraverso uno Strumento di Sostegno Tecnico (STI), che fornisce assistenza nelle riforme e negli investimenti. In un’intervista esclusiva a EURACTIV Italia, Mario Nava, Direttore Generale della DG REFORM, che coordina lo STI, traccia un bilancio a tre anni dalla trasformazione in una DG autonoma.
Secondo Mario Nava, i risultati conseguiti sono incoraggianti, “sia per l’ampiezza dell’attività svolta, ma anche per la profondità di alcune riforme. Attraverso lo Strumento di Supporto Tecnico (STI), la Commissione UE può sostenere gli Stati membri nella preparazione e nell’attuazione dei Piani di Ripresa e Resilienza, con più di 400 progetti approvati finora. Le principali aree in cui gli Stati membri richiedono il sostegno della DG REFORM includono la pubblica amministrazione, la transizione digitale e la transizione verde, la sanità pubblica, il settore finanziario e l’accesso ai finanziamenti, il mercato del lavoro, la protezione sociale e la migrazione.
Il Direttore Generale evidenzia come il ruolo della DG REFORM sia divenuto cruciale per i Paesi Europei, soprattutto in un momento storico come questo, caratterizzato da un susseguirsi di crisi epocali che vanno dalla pandemia di Covid-19 alla guerra in Ucraina. Un sondaggio condotto dalla Commissione mostra infatti che i cittadini apprezzano che l’Europa fornisca competenze e aiuti agli Stati membri.
Fino ad oggi, la DG REFORM ha sostenuto numerosi progetti di riforma, tra cui la riforma della giustizia a Cipro, il progetto PACE per la cooperazione tra i funzionari degli Stati mebri per lo sviluppo di capacità amministrative, l’Accademia dell’UE per la vigilanza sulla finanza digitale e il piano REPowerEU per contrastare la dipendenza dal gas russo.
Inoltre, la DG REFORM sta lavorando sui progetti di integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, promuovendo il dialogo tra i Paesi europei. Ne è un esempio “flagship”. Incoraggiare il dialogo tra i Paesi europei, sottolinea Mario Nava, “è importantissimo, perché il riconoscimento delle qualifiche e l’accesso dei migranti e dei richiedenti asilo a certe professioni, è un ambito in cui avere un tavolo comune dove parlarsi è fondamentale”.