Il nuovo contributo, sancito dall’ultimo DPCM, vale fra il 37 e il 53% dei fatturati mensili dei servizi italiani di ristoro. Per esempio, ad un ristorante che fattura fino a 400mila euro, il nuovo giro di indennizzi offrirà in media 5.173 euro. Per un bar che rientra nella stessa soglia di volume d’affari il bonifico-bis sarà mediamente di 2.941 euro. Nel caso degli affittacamere, l’importo di riferimento si attesta a 2.579 euro. Trattative che hanno avuto un duplice risultato: la platea delle partite IVA da aiutare si è allargata fino a superare i 462mila soggetti, oltre 100mila in più rispetto ai 350mila ipotizzati domenica scorsa, che si divideranno 2,44 miliardi di euro. E nel corso delle ore si è alleggerito l’elenco dei destinatari dei rimborsi di prima fascia, quella che si limita a replicare le somme garantite con il decreto di maggio, ampliando le fasce superiori che assegnano il 150 o il 200% di quanto riconosciuto in primavera. Sulla fascia del 200% per esempio è salita tutta la ristorazione, che quindi si affianca a cinema, cultura, sale giochi, centri scommesse, terme e palestre chiuse per decreto. Bar, gelaterie e pasticcerie sono invece riuscite a superare uno scalino attestandosi nella fascia del 150%. Al di là delle medie, confermate dal Ministro dell’Economia Gualtieri, le somme che nei programmi del Governo dovrebbero arrivare sui conti correnti entro metà novembre dipendono dalla situazione di ciascuno. O, meglio, dalla perdita indicata da ogni partita IVA per aprile 2020 sullo stesso mese del 2019. Tale scelta, indispensabile per tagliare i tempi dei pagamenti, comporta ovviamente una serie di variabili, a volte casuali, nel determinare il rapporto effettivo fra l’aiuto statale e la perdita di entrate subita da ciascuno in questi mesi difficili. Il nuovo round di aiuti nasce con l’obiettivo dichiarato di attenuare il colpo delle restrizioni previste dal DPCM di domenica. Tali misure sono previste al momento per un mese: e in rapporto al fatturato medio mensile il nuovo rimborso viaggia fra il 37,7% medio di gelaterie e pasticcerie al 53,1% dei ristoranti. È ovvio però che la pandemia ha colpito in modo variabile a seconda dei casi per tutti gli otto mesi vissuti fin qui, e per quelli a venire. In rapporto al fatturato annuale, la somma degli aiuti di primavera e di oggi si attesta fra il 5 e il 7% del fatturato. L’impatto sui redditi dipende dalla marginalità di ogni attività, e dall’impatto di altre misure fiscali di questi mesi (per esempio il taglio Irap). Basterà? Difficile prevedere che lo sviluppo della crisi sanitaria non imponga presto nuovi interventi. “ Siamo in grado di far fronte a tutti gli scenari ”, ha voluto rassicurare Gualtieri.