Il debito pubblico italiano spaventa di meno: sempre più Btp e l’Unione Europea ci protegge dal rating

Nonostante il maxi-fabbisogno aperto dalla pandemia, che spingerà quest’anno il deficit oltre il 10% del prodotto interno lordo, il debito pubblico italiano è proiettato verso il 158% del PIL, con la prospettiva di rientrare alla fatidica soglia del 3% solo nel 2023. La fame di Btp è stata una costante dalla mini-ripresa estiva e, fatta salva qualche piccola tensione, per ora resiste alla ripartenza dei contagi. Il Tesoro ha orientato la prua per cogliere l’occasione e ha già raccolto il 90% di quel che serve per il 2020. A metà mese ha collocato triennali con rendimento negativo e, per la prima volta nella storia, a cedola zero. Alla viglia della pagella di S&P è tornato sul mercato con un trentennale da 8 miliardi: la domanda ha sfondato 90 miliardi, soglia mai vista prima. Per di più – rimarca Antonio Cesarano di Intermonte – l’operazione è avvenuta ritirando vecchi titoli in cambio di nuovi. Sei miliardi dei Btp consegnati erano al 2023, “il più gravoso per il Tesoro in termini di scadenze: 263 miliardi”. Il segnale raccolto sul mercato è, dunque, che il Mef “riesce con facilità a smussare le scadenze. Insieme alla possibilità di ridurre il costo del debito, questo rassicura le agenzie di rating”. Rispetto alle stime di primavera, quando il Covid-19 aveva sconvolto i mercati e lo spread sfondato quota 300 (contro i 133 di ieri sera), la Nadef calcola 2,5 miliardi di risparmi sugli interessi quest’anno e 7,1 il prossimo. “C’è stato l’accordo sul Recovery Fund”, ragiona Flavio Carpenzano di AllianceBernstein, per quanto il suo lancio accusi già ritardo. Dopo le Regionali “c’è un basso rischio politico” e “la Bce ha aumentato il suo programma di acquisto”. Con la liquidità che straborda sui mercati, “i rendimenti sono così bassi che è aumentata la sostenibilità del debito”, sebbene il suo peso resti “preoccupante”. Per gli investitori, i titoli italiani sono sempre interessanti per quel poco di rendimento che continuano a offrire ma che si confronta con un panorama governativo asfittico dal punto di vista della remunerazione. Tanto che per Bg Saxo c’è spazio per un’ulteriore discesa dello spread, sotto quota 100.

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