Società

Giovanni Lo Storto: aziende e feedback, l’importanza di creare una cultura di reciprocità

Il concetto di feedback è entrato nel lessico comune di numerose realtà ormai da diversi anni. Ma com’è nata la cultura del feedback nella quotidianità delle aziende? Giovanni Lo Storto, Direttore Generale dell’Università Luiss Guido Carli, affronta il tema nell’approfondimento Dare, chiedere: creare una effettiva cultura di reciprocità.
In passato, un numero rilevante e sempre crescente di dimissioni, mosso dall’impossibilità riscontrata dai dipendenti di discutere apertamente con il manager della propria crescita professionale, ha spinto diverse aziende a cambiare prospettiva. È quindi stata introdotta la possibilità di valutare le proprie competenze sia in forma verticale (ovvero da manager a collaboratore), sia in forma orizzontale (tra pari) con lo scopo di potenziare il livello di partecipazione dei dipendenti nel lavoro in team, incentivandoli a ritrovare e nutrire i loro talenti attraverso una reciprocità effettiva. Nonostante ciò, in molti casi il nuovo metodo non ha portato i risultati sperati, ovvero far risaltare le aree di miglioramento di ciascuno. I lavoratori hanno quindi continuato a provare la sensazione di essere poco valorizzati e poco coinvolti.
Come evidenzia Giovanni Lo Storto, una delle principali ragioni va ricercata nell’esigenza, oltre all’auto-valutazione con reciprocità e senso di cooperazione, di mettere a punto una cultura del feedback capace di generare giudizi imparziali e a valore aggiunto. L’uso del feedback può di fatto rappresentare un vero e proprio valore aggiunto: nato con intenti positivi, ha la capacità di ottimizzare la produttività aziendale e contribuire alla motivazione e gratificazione dei dipendenti. La valutazione, se comunicata nel modo corretto, è capace di amplificare e migliorare le performance. Al contrario, se il feedback risulta essere troppo severo o non sollecitato, potrebbe essere male interpretato e quindi percepito come critica o invadenza, o ancora, travisato dalle aspettative e dal timore di mortificare l’altra parte.
“Dobbiamo allenarci sin da giovanissimi a questa cultura di reciprocità – sottolinea Giovanni Lo Storto – assimilarne i veri principi e imparare ad ascoltare l’altro con autentico interesse, incamerandone i contenuti e unendoli alla passione primaria che intendiamo seguire”. Per creare e alimentare una cultura di reciprocità è importante saper presentare feedback a valore aggiunto, concreti, disinteressati all’apparenza e capaci di condurre l’altro verso un percorso di crescita. Allo stesso tempo è importante saperli chiedere, tralasciando l’eventuale timore di una valutazione negativa: la cultura di reciprocità dovrebbe essere proposta fin dall’età scolastica per permettere ai giovani di esercitarsi a ricevere ed elargire valutazioni.
D’altro canto non sarà il feedback a evitare le dimissioni di chi si sente poco valorizzato e insoddisfatto del proprio lavoro. Tuttavia, per intraprendere un percorso di crescita professionale e personale a 360° è doveroso fermarsi a riflettere. Quali sono le risorse effettive di cui disponiamo? Le sfruttiamo al 100%? L’immagine che abbiamo di noi stessi corrisponde a quella che gli altri hanno di noi?
“La decisione sul nostro futuro di carriera o di studio dopo la riflessione e, soprattutto, la messa in pratica della cultura del feedback – conclude Giovanni Lo Stortonon potrà che essere più lucida, prospettica, e produttiva di risultati”.

Samuele Cogo

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