La mobilità “cosmopolita” come mezzo per esplorare nuove strategie di ricerca, capaci di affrontare con efficacia le sfide complesse che ci attendono nel futuro. È il tema al centro dell’editoriale di Andrea Prencipe, Rettore dell’Università Luiss Guido Carli, pubblicato il 25 giugno su “Corriere Innovazione”.
La riflessione del Rettore prende le mosse ricordando queste celebri parole di Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Parole che si pongono in collegamento con alcune recenti ricerche empiriche condotte sulla mobilità degli inventori e dei ricercatori. “Recentemente, Frank van der Wouden e David Rigby hanno effettuato uno studio longitudinale (1836-1975) sulla mobilità degli inventori americani tra imprese e tra regioni”, scrive Andrea Prencipe: “La doppia mobilità degli inventori, ovvero il contemporaneo spostamento degli inventori tra imprese e tra regioni, aumenta la produttività degli stessi; mentre l’influenza della mobilità tra imprese sulla produttività degli inventori è maggiore della sola mobilità geografica”.
Allo stesso modo, il tema della mobilità delle carriere è stato approfondito anche in ambito accademico, con risultati che non divergono dai precedenti. “Ricercatrici e ricercatori che perseguono carriere ‘non mobili’ – ovvero sono stabili nella stessa istituzione universitaria – sono meno disponibili ad innovare la propria strategia di ricerca in termini di obiettivi, contenuti, focalizzazione”, segnala Andrea Prencipe, che aggiunge: “La mancata esposizione ad ambienti accademici ‘altri’ innesca processi di replicazione delle strategie di ricerca piuttosto che l’esplorazione di nuove”. Un approccio che stride con la natura delle comunità scientifiche e tecnologiche, che trascendono i confini nazionali e valorizzano la dimensione del multiculturalismo. Verso la medesima conclusione è giunta anche una ricerca condotta da Hugo Horta, Michele Meoli e Joao Santos, che evidenzia come gli accademici “non mobili” perseguano “programmi di ricerca poco pionieristici” e “non ambiziosi”, con iniziative di ricerca meno innovative e “meno in sintonia con la complessità delle sfide future che richiedono invece approcci multidisciplinari, interdisciplinari e transdisciplinari”.
“L’esposizione a nuove persone, esperienze, idee e l’immersione in nuovi contesti”, prosegue il Rettore nell’editoriale, “stimolano l’esplorazione di nuove idee e di nuovi metodi, incoraggiano l’identificazione e l’analisi di soluzioni insolite e temerarie, permettono l’investigazione di nuovi domini di conoscenze multidisciplinari ed interdisciplinari”. In altri termini, “consentono l’individuazione e l’approfondimento di nuove ed atipiche opportunità di ricerca” e quindi “nell’avere nuovi occhi”, sottolinea Andrea Prencipe tornando sulle celebri parole di Marcel Proust.
“Posto che percorsi ideali di carriere di ricerca non sono progettabili ex ante”, avverte il Rettore, “è quantomeno opportuno creare le condizioni istituzionali, amministrative e culturali per costruire ed alimentare l’idea di mobilità delle carriere che beneficia non solo le carriere di ricercatrici e ricercatori – e quindi potenziali inventrici ed inventori – ma anche la produttività e l’innovatività delle ricerche delle istituzioni accademiche che li ospitano”. Questo, conclude, perché “le carriere ‘non mobili’ rischiano di creare le condizioni per istituzionalizzare gruppi di ricerca omofili, orientati al perseguimento di obiettivi di ricerca disciplinari, incrementali, e non innovativi. La pandemia in corso ci ha insegnato – forzosamente – ad interagire, ricercare, insegnare in ambienti digitali che hanno accorciato le distanze, ma nel contempo hanno sottolineato l’importanza della prossimità spaziale e quindi dell’opportunità che si creano attraverso l’esposizione ed immersioni in contesti altri. La quintessenza dinamica, fluida e globale delle comunità di ricerca scientifica e tecnologica costituisce una piattaforma ideale per facilitare carriere mobili per affrontare le sfide complesse che ci aspettano”.