Alitalia in crisi, il Covid continua a colpire le grandi compagnie

In questo periodo di pandemia, che ha causato una serie di problematiche economiche e sociali, anche le compagnie più rinomate hanno iniziato a riscontrare serie difficoltà. È il caso di Alitalia, la maggiore compagnia aerea italiana, che questa estate rischia di far decollare soltanto una quarantina di aerei, con poco più di quattromila dipendenti. Secondo Giuseppe Leogrande, il commissario di Alitalia, le difficoltà dell’azienda sono dovute al minore indennizzo finora autorizzato dall’UE, ossia “272 milioni di euro anziché i 350 milioni previsti dal decreto [Rilancio]”, nonché ai tempi che necessari per poter avviare gli adempimenti della nuova compagnia Ita. A causa dei ritardi di quest’ultima, Alitalia potrebbe rischiare di non avere le risorse economiche per pagare gli stipendi di febbraio dei suoi dipendenti.

La compagnia ha già avuto difficoltà a pagare gli stipendi di dicembre e gennaio, e non potrà pagare gli stipendi di febbraio senza i restanti 77 milioni di indennizzi da Covid stanziati dal governo Conte.

Così, più passa il tempo, più viene posticipato il decollo della nuova Alitalia, gestita dall’amministratore delegato di Italia Trasporto Aereo Fabio Lazzerini e dal presidente Francesco Caio. Il commissario Leogrande è pertanto chiamato a pubblicare un nuovo bando di vendita degli asset e del vettore.

La procedura potrebbe richiedere quattro o cinque mesi, obbligando Italia Trasporto Aereo a decollare a luglio, quindi in piena stagione estiva. Se, nel peggiore dei casi, i decolli saranno previsti per l’autunno, gli aerei finanziariamente sostenibili scenderebbero da una quarantina a una ventina, dimezzando ancora il numero di dipendenti.

Leogrande ha scritto una lettera rivolta ai suoi dipendenti, che recita: “Care colleghe e cari colleghi, desidero informarvi di persona della situazione della Compagnia, nel più ampio contesto di emergenza generato dalla pandemia, anche per fare chiarezza rispetto alle notizie – non sempre esatte o fondate – che circolano sulla nostra Compagnia. Alla mia nomina a fine 2019, la Società si apprestava a chiudere un anno aeronauticamente “normale” con un assorbimento di cassa di oltre 300 milioni di euro di risorse finanziarie. Ragione per cui il decreto-legge 2 dicembre 2019, nel rifinanziare l’azienda per ulteriori 400 milioni di euro, assegnava alla Gestione Commissariale il compito di dare corso alle procedure di vendita dei “complessi aziendali” entro il 31 maggio 2020, assicurando la discontinuità economica e previa l’adozione di misure di efficientamento e riorganizzazione. Ho quindi immediatamente provveduto ad aprire le necessarie interlocuzioni con la Commissione a Bruxelles al fine di definire una procedura di vendita trasparente e non discriminatoria, che assicurasse la discontinuità economica, nei termini previsti dalla legge”.

Se Alitalia non riuscisse a venirne fuori, sarebbero tante le conseguenze negative per l’Italia, a partire dalla perdita di lavoro di migliaia e migliaia di dipendenti della compagnia. Non meno importante sarebbe il danno al turismo, che a sua volta offre lavoro a una grandissima fetta di italiani. Non ci resta che aspettare e sperare che il governo si decida a dare ad Alitalia quanto le spetta di diritto.

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