Tra tutte le valute mondiali, il dollaro è certamente la moneta rifugio per antonomasia, quella che attira di più l’attenzione. “Sono stati mesi turbolenti per i mercati, e il dollaro, come spesso accade, ha avuto un ruolo centrale. Al picco della crisi a marzo, la valuta è cresciuta in pochi giorni, grazie a un’impennata nella domanda e alla volontà delle istituzioni globali di aumentare le riserve di dollari”, ricorda Robbie Boukhoufane, gestore del Fixed Income di Schroders. Lo conferma il fatto che, a metà marzo, il cambio euro/dollaro era sceso a quota 1,07 da 1,14 di inizio mese. Da allora, la traiettoria del dollaro ha cambiato direzione, e ora è “il dollaro che potrebbe rafforzarsi se ci sarà un ritorno del Covid-19 nei mesi invernali”, spiega Boukhoufane, e d’altra parte la pandemia ha già iniziato ad avere una dinamica preoccupante visto il recente incremento dei contagi di questo inizio autunno. “Tuttavia, la nostra opinione è che il calo che abbiamo visto da marzo in poi rappresenti solo l’inizio di un trend discendente nel medio/lungo termine”, aggiunge il gestore. Al momento il cambio euro/dollaro è a 1,171 (-0,23%). Per il money manager, la recente debolezza del dollaro è legata in parte alle politiche di supporto intraprese e al conseguente miglioramento dei dati economici. Ciò, insieme all’abbondanza di liquidità, spiega il rimbalzo degli asset rischiosi e il conseguente indebolimento del dollaro. Inoltre, Asia ed Europa hanno controllato il virus in modo più efficiente rispetto agli USA, con effetti anche per la valuta. Inoltre, c’è anche il fattore della crescente incertezza riguardo alle elezioni negli USA, con potenziali effetti negativi per gli asset e la valuta. Costante fattore nei trend economici, come ben sappiamo, è certamente la situazione politica in America: film già visti nel 2008, con la campagna “Yes, we can” di Barack Obama contro John McCain. Nel corso della Grande Depressione del 2008, con il conseguente crack di Lehmann Brothers, a causa di speculazioni falsate e obbligazioni vuote, i cosidetti SubPrime, il dibattito tra Obama e McCain aveva portato una boccata d’aria fresca per gli investitori, che avevano visto risalire per un istante le loro azioni, per poi crollare di nuovo a picco.